Disastro azzurro

L'impensabile è accaduto. Sarà un mondiale senza Italia: capitò già 60 anni fa, ma era un'altra epoca e un altro calcio. Le ultime tre generazioni di calciatori che hanno avuto la fortuna di vestire la maglia della nazionale hanno sempre avuto la possibilità di partecipare a qualche edizione della Coppa del Mondo, l'evento calcistico, e forse sportivo in generale, più importante del quadriennio. Per decenni generazioni di spettatori e di tifosi italiani si sono assiepati attorno ai televisori - prima in bianco e nero, poi a colori e infine digitali - per assistere, nelle caldi estate italiane, alle partite della loro nazionale.
Sapevano che l'Italia poteva anche perdere, poteva anche fare una pessima figura, come a volte è accaduto, ma avevano una certezza: ci sarebbe sempre stata una selezione dei migliori calciatori del loro Paese da seguire con apprensione e speranza.
Ieri, 13 Novembre del 2017, abbiamo appreso che non è così, che questa certezza si è sgretolata assieme ai sogni di tanti giocatori che hanno fatto la storia del calcio italiano, da Buffon a Barzagli, da Chiellini a De Rossi.
L'Italia ieri, occorre dirlo, non ha neanche giocato male, contrariamente a quanto aveva fatto in precedenza. Trascinati da San Siro, gli azzurri hanno costretto per 95 minuti la Svezia nella propria metà campo. Gli scandinavi non hanno prodotto un'occasione da rete, un tiro in porta, un minimo segno di vita in attacco. Non subire gol e spazzare via la palla  il più lontano possibile non appena questa giungeva nei pressi dei difensori in maglia gialla era l'unico scopo. 
L'Italia ha avuto più volte la possibilità di segnare la rete che le avrebbe quanto meno permesso di pareggiare il risultato dell'andata e di proseguire la sfida ai supplementari. Ma, la sfortuna o la mancanza di concretezza ed efficacia sotto porta, si sono frapposte tra gli azzurri e la qualificazione.
Si sapeva di andare incontro a una gara del genere, ma è un fallimento che brucia e umilia l'orgoglio di una nazione pluricampione del mondo. Brucia perché non è avvenuta ad opera di un avversario superiore, che ha meritato sul campo la vittoria, come è successo nella partita con la Spagna, nella quale le Furie Rosse hanno surclassato tecnicamente gli uomini di Ventura, infliggendo loro tre gol pienamente meritati. No, la Svezia ha mostrato di essere una squadraccia, senza inventiva e senza talento, ad eccezione forse del solo Forsberg, in grado solo di picchiare duro gli avversari e cercare di innervosirli, incapace di fare un tiro in porta in 180 minuti, vincendo solo grazie a una carambola fortuita
Ma certo tutte le colpe non si possono dare alla sfortuna. L'Italia si è svegliata quando ormai era troppo tardi. La partita che abbiamo visto ieri sera avrebbe dovuto giocarla all'andata. Colpa dei giocatori? Forse, ma in minima parte. La maggior parte delle responsabilità non possono non ricadere sull'allenatore, un allenatore che a Solna, ha scelto, per qualche a noi incomprensibile ragione, di privarsi degli uomini di maggior talento: Insigne, Bernardeschi, El Shaarawy, facendo subentrare il napoletano soltanto negli ultimi 20 minuti, peraltro fuori ruolo. 
Anche nella partita di ritorno, pur avendo finalmente schierato Florenzi e Jorginho, due degli italiani più in forma e per lungo tempo ignorati dal c.t., Ventura relega in panchina i tre di cui sopra, facendo poi entrare lo juventino e il romanista, assieme a un Belotti palesemente in cattiva condizione fisica, soltanto nel secondo tempo, alla rinfusa e senza ruoli precisi, come ultima mossa disperata di chi non sa come venirne fuori. Perché non provare almeno due dei tre trequartisti, giocatori delle tre squadre migliori della Serie A, fin dal primo minuto, invece di scegliere un Gabbiadini che occupa la panchina nel Southampton, e che infatti non ha combinato granché? 
Ventura è probabilmente l'allenatore ideale per le giovani promesse, ma ha mostrato di non essere in grado di gestire giocatori affermati, non ha saputo motivarli e adattare a loro le proprie idee di gioco, invece di cercare di forzare i giocatori per adattarli alle proprie idee.
L'insufficiente talento di questa squadra non può essere un alibi per il tecnico. È vero che questa non è di sicuro una delle migliori nazionali della storia, ma è anche vero che giocatori di buon livello non mancano: oltre a quelli già citati e che il c.t. ha impiegato poco e male, ce ne sono tanti lasciati a casa: uno su tutti, Federico Chiesa, giocatore di grande interesse con un futuro molto promettente, che avrebbe di certo fatto comodo a questa squadra, e lo stesso Simone Zaza, miglior marcatore del Valencia e convocato solo per lo spareggio (che tra l'altro non ha potuto giocare perché infortunatosi all'ultimo) dopo essere stato ignorato per tutto il girone di qualificazione. Ventura, invece, si è intestardito con un modulo inefficace, ostinandosi a schierare due prime punte, Immobile e Belotti, in tutte le partite, decidendosi a cambiare qualcosa soltanto quando ormai era troppo tardi. Sicuramente questi giocatori non sono all'altezza dei vari Isco, Asensio e Iniesta, ma è altrettanto vero che sono molto più forti di quelli di Israele, Macedonia, Albania e Svezia, squadre mediocri contro cui l'Italia ha fatto una fatica inenarrabile per segnare (nell'ultimo caso nemmeno riuscendoci in 180 minuti). Soprattutto perché, Antonio Conte, nell'ultimo europeo, ha dimostrato di sapersi far valere contro squadre di caratura decisamente superiore, pur avendo a disposizione una rosa inferiore per qualità. Quindi Ventura non ha giustificazioni cui aggrapparsi.
Ma le responsabilità maggiori vanno attribuite alla Federazione e al suo Presidente Carlo Tavecchio. Tra le tante colpe, quella maggiore è aver scelto un allenatore non all'altezza, con nessuna esperienza internazionale, pur di risparmiare qualcosa sull'ingaggio. Un risparmio che, peraltro, in questo modo non è avvenuto, perché non partecipando ai Mondiali la FIGC perderà almeno 20 milioni di euro. Una cecità ingiustificabile che dovrebbe portare alle dimissioni immediate di tutti i vertici dirigenziali, oltre che dello stesso Ventura.
Se si vuole costruire una squadra forte bisogna cambiare rotta, dando più spazio alla nazionale, riducendo gli impegni troppo numerosi del club (ad esempio riducendo il numero di squadre che partecipano al campionato di Serie A) e obbligando questi a organizzare delle secondo squadre (sul modello spagnolo) in modo da far crescere i giovani. Ma, prima di tutto, scegliere un selezionatore di livello internazionale.
Ma tutto questo difficilmente avverrà se prima non ci si sbarazza di questi personaggi inadeguati alla posizione che occupano.

Nota: Non pubblico le pagelle individuali (che tra l'altro sarebbero mediamente sufficienti) della partita di ieri. Dopo una disfatta del genere occorre infatti un'analisi un po' più approfondita del giudizio su una singola partita. Basteranno due soli voti: Ventura, voto 2. Tavecchio, voto 1.

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