Dani, la juve non ti rimpiange

Intervistato al Gran Galà del calcio, Dani Alves ha espresso le sue opinioni su calcio italiano. Queste le sue parole: 

Con i miei compagni ne avevo già parlato, sono andato alla Juve anche per far capire al calcio italiano che poteva migliorare e alzare il livello. Ma non sono stato capito, volevo fare qualcosa in più ma sentivo che non era facile per me, non ero felice come lo sono abitualmente e questo mi costava fatica. Per questo ho deciso di non proseguire.

Ovviamente ogni giocatore è libero di decidere cosa fare della propria carriera e quali squadre scegliere, così come i club possono decidere se acquistare o cedere alcuni elementi della rosa.
Ma dire che lui andava alla Juve per "far capire al calcio italiano che poteva migliorare" che non è stato capito, appare quanto meno presuntuoso. L'Italia calcistica ha sì i suoi difetti, ma è compito di Dani Alves quello di occuparsene? Il terzino brasiliano è stato pagato dalla Juventus per fare il suo lavoro, ovvero giocare a calcio e rispettare le consegne dell'allenatore
Può darsi che ciò a lui non sia piaciuto e nessuno gli ha impedito di andarsene: ma che bisogno c'era di polemizzare in questo modo (e non è la prima volta che il calciatore della nazionale verdeoro lo fa contro la sua ex squadra)? Se a lui non piaceva l'idea di gioco di Allegri era libero di migrare verso un'altra destinazione, piuttosto che pretendere di "far capire" il calcio agli italiani. 
Non contento, rincara la dose:

Il calcio ha abbassato il suo livello, le squadre italiane che facevano benissimo in Europa non ci sono più. Il calcio italiano deve prendere esempio dal Napoli, che difende con il suo modo di giocare la parola 'calcio': ecco di cosa ha bisogno il calcio italiano, deve fermarsi un attimo e ripartire.

Ora, al di là che ci si potrebbe chiedere come mai Dani Alves abbia scelto di giocare nella Juve invece che nel Napoli che egli ammira così tanto, emerge subito una contraddizione nel suo discorso. È vero infatti che le squadre italiane non sono più competitive come un tempo, ma poi egli indica una soluzione che è proprio invece l'emblema del problema: il Napoli, il "bel calcio" fine a se stesso
La squadra partenopea, infatti, non ha certo brillato nelle competizioni internazionali, né oggi né in passato, e in questi ultimi anni è riuscita a raccogliere molto poco in termini di trofei rispetto a quelle che erano le aspettative. Non ha vinto nessuno scudetto, non è mai andata oltre gli ottavi di Champions. Al contrario l'esterno brasiliano ha giocato per molti anni in una squadra, il Barcellona, che veniva ammirata sì dal punto di vista estetico, ma soprattutto per i successi ottenuti cui egli ha sicuramente contribuito e senza i quali dubitiamo fortemente che avrebbe indossato così a lungo la maglia blaugrana.
Al contrario, senza togliere nulla al suo valore, cosa ha vinto il Napoli? Può darsi che al termine di questa stagione vincerà uno scudetto e in quel caso, e solo in quel caso, ci sarà da elogiarlo. Ma certo lamentarsi per gli scarsi risultati in Europa dei club italiani e poi prendere d'esempio il Napoli appare quantomeno schizofrenico.
Tanto più che la squadra italiana ad aver ottenuto risultato migliore in Champions League, in questi anni, è stata proprio la Juventus tanto criticata dal calciatore carioca. Che non lo rimpiange mica, al contrario di quanto si possa pensare. I bianconeri, infatti, avrebbero bisogno sì di un terzino destro di livello internazionale, ma di tipo diverso da Dani Alves; la scorsa stagione per lui non è stata certo la migliore della sua carriera, che, a parte la semifinale di Champions contro il Monaco e poco altro, non annovera grandi prestazioni da parte sua. Il brasiliano ha molto faticato a svolgere i compiti che gli richiedeva Allegri, ovvero applicarsi con successo non solo nella fase offensiva, ma anche in quella difensiva, come ha fatto ottimamente, del resto, un suo connazionale, Alex Sandro, sulla fascia opposta. Forse il trentaquattrenne non è adatto a svolgere un simile lavoro... ma allora può darsi che sia stato lui a "non capire" il calcio italiano e non viceversa.
Per lui, vale la frase che Gianni Agnelli pronunciò per Zidane, "più bello che utile".
Per cui liberissimo, Alves, di non gradire la Juve. Ma abbia il buon gusto di risparmiarci le prediche.

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